Italia ed Ungheria. Dieci secoli di rapporti letterari (Budapest, 1967)

Csapodi, Cs.: La biblioteca di Beatrice d'Aragona, moglie di Mattia Corvino

tiene l’arma aragonese completa nella forma originale, non tralasciando nemmeno le fasce ungheresi, mentre invece il sigillo tralascia questa ripe­tizione inutile in quanto le fasce figurano già nel lato destro dello stemma, in quello del re. Ne possiamo dedurre che la decorazione dei codici in que­stione compresavi la pittura degli stemmi, fu eseguita interamente in Italia, dove l’insegna aragonese era nota, ma difficilmente poteva essere nota la prassi seguita da Beatrice in Ungheria nell’uso dei sigilli. L’unico stemma riportato nei codici che tralasci nella parte aragonese le fasce ungheresi è quello del volume di Diomede Carafa. Questo codice venne eseguito a Napoli nel 1476, come dono di nozze dell’autore. Forse appunto per questo l’autore dava maggiore importanza al carattere logico dello stemma. Ma siccome il codice risale ancora ai tempi precedenti al matrimonio, quando cioè non era ancora stabilito quale doveva essere poi il sigillo di Beatrice, qui la parte di Mattia non è raffigurata nel solito cuore dello scudo, ma il corvo occupa il 3° campo del lato destro. Del tutto simile a quelli dei tre codici nominati per primi sarebbe anche lo stemma del codice di Agatia, solo che qui il pittore ha commesso l’errore araldico di scambiare i due lati dello stemma diviso dipingendo nel campo destro spettante all’arma del marito, di rango superiore, lo stemma aragonese, e in quello sinistro lo stemma di Mattia col cuore. Notevolmente diverso dagli altri, ma del tutto corrispondente alle consuetudini araldiche è il codice Bonfini, in quanto in esso il 1° campo è occupato dalle fasce, il 4° dal corvo, il 2° e il 3° dall’arma aragonese ripetuta. Un’altra prova del fatto che i sei codici sopra illustrati non fossero desti­nati a re Mattia ma a Beatrice è la mancanza, negli ornati dei margini, degli emblemi e del ritratto di Mattia, mentre tra le decorazioni dei volumi di Bonfini, di Carafa e del Salterio ci sono gli emblemi della Casa d’Ara­gona, e in quelli di Agatia, di Bonfini e Carafa, il ritratto di Beatrice. Tuttavia, è da esaminare più particolarmente un’apparente contraddizione relativa al Salterio: infatti, la rilegatura del codice ornato nel frontespizio dallo stemma composto e dagli emblemi di Beatrice, è una delle più ricche del tipo di rilegature delle Corvine, con l’arma di re Mattia sotto una corona tempestata di pietre preziose. Tale rilegatura si spiega evidentemente col fatto che Mattia aveva ordinato il codice in dono alla moglie, e ad uso della stessa.16 Non è questo l’unico caso in cui il frontespizio del codice rechi lo stemma del donatario e la rilegatura quello del donatore. È questo il caso del codice Cicerone di János Vitéz, sul cui frontespizio è dipinto lo stemma 16 Ha un tipo di rilegatura del tutto insolito tra le Corvine, che corrisponde esatta­mente alla parte centrale della copertina di un codice di Livio munito dello stemma aragonese, db Marinis (La legatura artistica in Italia nei secoli XV e XVI, Firenze 1960, T. 1, p. 21; T. 3, pp. 87 — 88) ritiene che entrambe le rilegature siano opera napo­letana. Certo, la rilegatura con lo stemma aragonese difficilmente potrebbe ritenersi un lavoro eseguito a Buda, e quindi dobbiamo rinunciare alla tesi già sostenuta dagli studiosi ungheresi per cui la ricca rilegatura sarebbe dovuta alla regia legatoria. (Bibliotheca Corvina, op. cit., p. 62.) Ma il maestro delle due rilegature speciali non è da ricercarsi, invece che a Napoli, piuttosto a Venezia? B proprio T. de Marinis pubblica nella sua opera alcune rilegature veneziane in cui si possono scorgere certi caratteri affini. 116

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