Italia ed Ungheria. Dieci secoli di rapporti letterari (Budapest, 1967)

Berkovits, I. T.: Il codice dantesco di Budapest

Museo Civico Correr. Mss. III. No. 326). Questi codici contengono il modello del giuramento del doge, lo statuto, nonché le deliberazioni dei consiglieri ducali e le loro leggi. Le miniature su ricordate raffigurano il doge e un consigliere comunale. Probabilmente si tratta della stessa persona che comissionò questo lavoro al miniaturista, e vi si nota, anche la rappresenta­zione di una coppia abbracciata. Il numero di queste miniature — special­­mente relativamente al codice dantesco di Budapest — è piccolo, però la loro somiglianza è evidente. Ambedue i codici vennero fatti nel 1342; ciò dà un appoggio relativamente sicuro alla datazione del codice dantesco di Budapest. Resta a stabilire se fu fatto prima o dopo le due Promissioni. La somiglianza dello stile, l’uguaglianza della forma, della decorazione e dei colori suggeriscono comunque di avvicinare nel tempo. Il fatto che l’illustra­­zione del codice dantesco non fu terminata ci potrebbe lasciar supporre che quest’opera esigeva molto tempo, forse per questo motivo fu l’ultima opera di questo miniaturista. Però se così non fosse — si può pensare anche che il miniaturista abbia interrotto il lavoro di propria volontà — è probabile che il codice dantesco di Budapest nell’epoca in cui egli fece le due Promis­sioni, fosse già stato iniziato. Naturalmente il testo delle due Promissioni fu scritto nella lingua ufficiale, cioè in latino. La fortuna della Commedia di Dante a Venezia è provata soprattutto dal fatto che nella Biblioteca Marciana di Venezia è conservato un codice dantesco decorato, contenente 170 miniature, che risale però già alla fine del secolo XIV (Ms. It. IX. 276/6902). Nella Biblioteca del Seminario di Padova (Ms. 9.) e nella Biblioteca Riccardiana di Firenze (Ms. 1035) sono conservate altre due Divine Commedie meno decorate e più semplici, pure fatte a Venezia o nei dintorni, nella seconda metà del Trecento. Il codice di Budapest ornato molto riccamente, — contiene novanta­­quattro miniature, cinque abbozzi e tre iniziali — sebbene sia incompleto, era considerato a quei tempi un’opera rilevante non solo a Venezia, ma anche fra tutti i codici danteschi illustrati. Cronologicamente viene preceduto forse solo dalla Commedia conservata nella Biblioteca Trivulziana di Milano (Ms. 1080), che fu copiata nel 1337 e che è ornata solo da qualche iniziale figurale. La Commedia corredata dai commentari del figlio di Dante, Jacopo di Dante e conservata nella Biblioteca Nazionale di Firenze (Ms. Palat. 313) fu pure fatta negli anni trenta, intorno al 1333. Questo codice è ornato più riccamente, però è pure rimasto incompleto sebbene sia stato ornato da tre miniaturisti. Solo l’Inferno fu ornato di trentadue miniature, oltre alle iniziali che cominciano il testo dell’Inferno e del Paradiso e le tre miniature del Paradiso. Il posto per le altre miniature, come pure nel codice di Buda­pest restò vuoto. Fra i codici danteschi ornati da miniature fatti nella prima metà del secolo XIV dobbiamo menzionare ancora un’opera napoletana conservata a Napoli nella Biblioteca Gerolamini (Ms. Cf. 4. 20). In questo codice il primo ed il secondo canto dell’Inferno sono decorati da miniature parte piccolissime, parte più grandi. Il maestro dovette fare questi cento­­quarantesei quadretti già dopo la creazione del codice di Budapest, come anche le trentadue iniziali e le due miniature del codice dantesco della Biblio­teca Municipale di Francoforte. Dunque — come abbiamo già detto — il codice dantesco di Budapest occupa un posto importante non solo nella 47

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