Kovács Zsuzsa - Sárközy Péter (szerk.): Venezia, Italia e Ungheria tra decadentismo e avanguardia (Budapest, 1990)

Modelli Italiani del modernismo ungherese

Questa musicalitä manca in Kassák e in quasi tutta l’avanguardia ungherese. Mancano anche le aspirazioni descrittive, di registrazione dei fatti; manca l’og­­gettivismo speculativo. Sin dagli inizi, invece, nel suo materiale linguistico si manifesta l’impiego molto frequente dei verbo e la conseguenza ё che — se anche il soggetto ё piuttosto un’impressione, nel nostro esempio registrando un tramonto — il paesaggio palpita e si agita letteralmente, animandosi con la proiezione della propria anima; e questa soluzione (fatta eceezione naturalmente per gli elfetti letterari dell’epoca) appare originalmente istintiva, puö forse essere definita costituzionale. Non с’ё forse un verso nella nostra citazione in cui il verbo non abbia in qualche modo un ruolo giä nel 1909: «Sono le sette. L’orbe terrestre ha fatto un grande giro | Un vento fresco barcolla sugli alberi, | Sui campi multicolori coperti di polline | Il tramonto galoppa sui carro trainato dai corvi. 11 Impallidisce il volto del sole immerso nel sangue, | Dai suoi occhi chiudentisi si spargono ovunque le ombre; | Sui monti occidentali ehe azzurreggiano lontani | Di sera sventola una bandiera nera. 11 E nel suo calice si scioglie il suo rossore dorato, | Mentre si china fino a terra sull’orizzonte, | Per rimangiarsi i suoi raggi spezzati. \ \ Poi il suo volto bianco si altera oscurandosi | E con il suo drappo funebre stende una tenda | Sui cielo crepuscolare tinto di rosso».37 Forse rieccheggiano qui anche le personifica­­zioni di Petőfi, agli inizi, dove 1’altro sonetto pubblicato lo stesso giorno (Reggel — Mattino) presenta soluzioni ugualmente piene di movimento («geme l’oscuritä gestante», la sua ala «si piega nella polvere», «strappano» il velo, la luce «inizia la lotta», ecc.) Questo dinamismo espressivo istintivo finirä per compiersi poi, alzando ormai la bandiera dei verbo, nei versi iniziali di Eposz Wagner maszkjában (Epopea nella maschera di Wagner, 1915): «О vita, io che ho portato sulla schiena la mia casa | scivolando nel fosso ai piedi dell’albero degli affanni, | sbocci ora il bozzolo solitario delle pene | e il mondo lontano si apra al mio passaggio. I Perché ero sinora la bestia da soma delle lacrime, | ehe ara la cara cerchia dei suoi occhi — I ma ora sono l’ostinazione ehe bussa alia porta dei cielo: | lucerna dei verbo sconvolto, tormento pieno di fuoco !»38 Kassák, che usava il ritmo clas­sico, ormai sembra divenuto cosciente dei tesoro ehe si nasconde nelle sue mani con il «verbo sconvolto», nella sua grande opera dei 1920, intitolata Máglyák énekelnek (Cantano i roghi) ne fa uso giä in modo sovrano, fondando (ormai non solo nell’avanguardia) il diritto della «raffigurazione verbale». Non creo teorie e manifesti per giustificarla. Ma il suo dinamismo espressivo, intuito istintiva­­mente, inserendosi nel contesto dei linguaggio poetico tradizionale, si ё dimostrato indubbiamente valido fra le proposte dell’epoca; allorché nel periodo fra le due guerre il giovane Attila József fece la sua comparsa, rompe «con un grido rosso» «il vetro delle finestrelle dei passato».39 37 Hangulatok, Este (Impressioni, Sera), «Független Magyarország», 31 luglio 1909, p. 1. 38 Kassák Lajos összes versei (Tutte le poesie di Lajos Kassák), Vol. 1, Budapest, 1970, p. 5. 33 Tanítások (Insegnamenti), in József Attila összes versei (Tutte le poesie di Attila József), Budapest, 1967, p. 95. 383

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